Il futuro visto dai costruttori tra dubbi e norme poco chiare
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Il futuro visto dai costruttori tra dubbi e norme poco chiare

Il mondo dell’edilizia, decine di migliaia di lavoratori nella provincia di Fermo, attende la fine del lockdown, ma si pone una serie di domande e avanza importanti richieste. “Come lo sanifichi un cantiere? Il macchinario, l’attrezzatura, l’ambiente? Come, considerando che la scala passa da una mano all’altra e così un martello o un cacciavite? Come coprire le spese per rendere sostenibile tutto? Ma su tutto, le norme: le vogliamo certe e applicabili, perché ogni imprenditore e lavoratore vuole comportarsi nel modo corretto e sicuro. Poi pensiamo anche al lato economico ed alla conseguente sottoproduzione” sottolinea Stefano Violoni presidente Ance Fermo.

L’imprenditore pone tre questioni che possono impattare positivamente sulla salute delle imprese se affrontate rapidamente dal Governo, nazionale e regionale.

La prima è pagare subito i crediti vantati verso la pubblica amministrazione. Ce ne sono molte che si trovano in grave difetto verso le aziende”.

La seconda è invece relativa allo split payment: “Se fatturassi cento euro di lavori, in realtà sono 122 con l’Iva; per effetto di questa norma ne riscuoterò solo 100. E così l’imprenditore, in fin dei conti la anticipa. Passano mesi, richieste, controlli, ed altre pratiche prima del rimborso. Se volessimo far arrivare liquidità, tra l’altro dovuta, alle imprese, venga abolita subito questa norma e sbloccato il rimborso del primo trimestre. Non possiamo attendere altri mesi, deve poter bastare l’autocertificazione del commercialista”.

La terza è legata alla ricostruzione. “Si parla degli stati di avanzamento, di uno sblocco di fondi. È una mezza verità, perché se ci sono le risorse, poi c’è anche la burocrazia che impone rilievi in cantiere, comunicazione all’Ufficio ricostruzione e ulteriori passaggi burocratici. Risultato, tutto fermo. Ho spedito una Pec al commissario Legnini e al Presidente Ceriscioli perché si applichi il codice degli appalti e quindi la possibilità di una semplice contabilità del lavoro svolto in quantità provvisoria. Mi hanno detto che si stanno adeguando, attendiamo, le aziende hanno bisogno di quelle risorse”.

Infine, un appello al legislatore in vista della ripartenza dei cantieri: “Ad oggi, un caso di Coronavirus, viene classificato come ‘infortunio professionale’, il che può comportare un procedimento civile e penale verso il datore di lavoro. Non dimentichiamo che per il sistema è quest’ultimo che deve dimostrare di aver fatto tutto il possibile affinché l’infortunio non avvenisse. Ma un conto sono i dispositivi di sicurezza da cantiere, su cui da anni investiamo, un altro è prevenire un virus che una persona può prendere ovunque. Per questo, o cambia la normativa nazionale, o riaprendo con queste norme mettiamo a rischio le imprese in modo più pesante dello stesso lockdown”.

24 Aprile 2020