No al salario minimo, Interlenghi: “Civismo di facciata che preferisce prebende elettorali. Occasione persa per Fermo”
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No al salario minimo, Interlenghi: “Civismo di facciata che preferisce prebende elettorali. Occasione persa per Fermo”

Dal consigliere comunale di minoranza capogruppo “Fermo Capoluogo”, Renzo Interlenghi, riceviamo in redazione e pubblichiamo la seguente nota:

“Il “No” al salario minimo comunale è un’occasione persa per Fermo. La mozione del Partito Democratico e di Fermo Capoluogo è stata respinta dalla maggioranza, tranne che per tre esponenti che si sono astenuti. Nella seduta di ieri (giovedì 13 novembre) il Consiglio comunale insieme ai voti di Fratelli d’Italia e Forza Italia, ha respinto la mozione presentata dal gruppo PD per l’introduzione del salario minimo comunale. Questa maggioranza delle meraviglie, che tanto si prodiga a comunicare i successi nella realizzazione delle opere pubbliche, se ne infischia della condizione di migliaia di lavoratori che, senza contratto collettivo nazionale, senza tutele, sono costretti al doppio o triplo lavoro per portare a casa un salario decente.

Probabilmente preferisce elargire prebende assistenziali, tipico esempio di clientelismo in stile vecchia Democrazia Cristiana, altroché civismo. Un civismo di facciata che non solo ha scientemente deciso di abbracciare la destra, ma ne ha preso anche i valori, ovverosia: i poveri restino sempre più poveri, al massimo avranno qualche beneficio sulla TARI.

La nostra era, ed è, una proposta chiara, concreta e già adottata con successo in molte grandi città italiane, che intendevamo portare anche nel nostro territorio per garantire maggiore equità e dignità nel lavoro. La mozione chiedeva all’amministrazione di introdurre la precondizione obbligatoria nella stesura del testo di tutti gli appalti Comunali e di tutti i contratti sottoscritti dagli enti controllati dal Comune che tutti i lavoratori che saranno impegnati nelle attività previste dai predetti contratti, dovranno avere un salario minimo di 9 euro l’ora, così come chiesto a livello nazionale da molte forze politiche.

Un impegno minimo, ma essenziale, per contrastare il lavoro povero e garantire condizioni contrattuali e retributive adeguate a chi ogni giorno svolge mansioni fondamentali per la collettività. Città come Livorno, Bacoli, Napoli, Genova, Perugia hanno già scelto di introdurre norme simili, riconoscendo la necessità di un ruolo attivo delle amministrazioni locali nel promuovere giustizia sociale e qualità del lavoro. Questi esempi dimostrano che uno strumento di questo tipo è non solo possibile, ma utile, efficace e pienamente compatibile con le competenze dei comuni.

La mancata approvazione della nostra mozione rappresenta un evidente passo indietro per Fermo. Ancora una volta si è preferito rinunciare a una misura di buon senso, che avrebbe potuto proteggere lavoratrici e lavoratori dai rischi di sfruttamento e contribuire a migliorare la qualità dei servizi pubblici della nostra città. Come gruppo di Fermo Futura continueremo a lavorare su questo tema con determinazione, portando avanti un impegno che per noi è prima di tutto politico e sostanziale: il lavoro deve essere dignitoso, equo e tutelato per tutti. Ribadiamo con forza che Fermo merita politiche coraggiose, capaci di guardare alle migliori pratiche amministrative del Paese e di mettere al centro le persone. Non rinunceremo a questa battaglia. Perché una città che rispetta il lavoro è una città che cresce e perché sotto i nove euro non è lavoro ma è sfruttamento”.

15 Novembre 2025