Ventotto anni senza il Giudice Paolo Borsellino
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Ventotto anni senza il Giudice Paolo Borsellino

“La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere in questa terra bellissima ma disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento morale e culturale che coinvolgesse tutti. Specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, della indifferenza e quindi della complicità.” – Il Giudice Paolo Borsellino, 28 anni fa.

Ventotto anni senza verità né giustizia sono tanti, troppi. Ricordare, deporre corone il 19 luglio per ricordare il Giudice Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano e Claudio Traina non basta.

Occorre innanzitutto riconoscere il fenomeno sociale mafioso come una piaga che investe tutto il territorio italiano, spesso e da sempre presente anche oltre i confini nazionali, in altri paesi. Per questo motivo ci riguarda tutti. Per questo è importante che ognuno di noi faccia la propria parte per riconoscere e sconfiggere la piaga. Solo in questo modo si può dare un senso al sacrificio compiuto da veri uomini e donne di Stato come Paolo Borsellino: continuare la loro opera significa partecipare con gioia e con amore alla lotta alla mafia, contrastando il modo mafioso che serpeggia nelle nostre comunità. Proprio come fece Giuseppe Gatì, un giovane siciliano morto folgorato in un incidente sul lavoro, a soli 24 anni. Un mese prima della sua scomparsa Giuseppe aveva contestato l’allora sindaco di Salemi (comune poi sciolto per mafia) Vittorio Sgarbi, durante la presentazione di un suo libro, ad Agrigento. “Viva Caselli, viva il Pool Antimafia!” aveva gridato con forza in quell’ occasione. Un gesto coraggioso che fu duramente represso dal servizio d’ordine, ma che in poco tempo fece il giro della rete.

Il gruppo locale delle Agende Rosse del fermano è intitolato a Giuseppe Gatì, proprio per sottolineare la possibilità di sentire e vivere la lotta alla mafia come un “dovere morale”, sin dall’ adolescenza. Leggere, scrivere, parlare del problema insieme ai giovani, è il modo migliore per riuscire a sconfiggere il cancro che sta uccidendo l’essenza democratica e civile della nostra nazione, dunque il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Per ricordare le motivazioni della nascita del Movimento delle Agende Rosse, nato grazie a Salvatore Borsellino, diffonderemo un video che sarà presente sulla nostra pagina facebook https://www.facebook.com/agenderossedelfermano/ dal 19 luglio 2020.

Gli attivisti Agende Rosse sono presenti su tutto il territorio nazionale dal 2007. Chi volesse aderire e partecipare alle attività dell’associazione può contattare la coordinatrice locale Christina Pacella via e-mail: pacella.cm@gmail.com

19 Luglio 2020