Con la conferma del diniego alla realizzazione della centrale a biometano in località San Marco alle Paludi, il Comune di Fermo certifica quanto i cittadini avevano segnalato e denunciato da oltre 14 mesi. Un notizia che solleva domande, e lascia aperte innumerevoli questioni per il comitato spontaneo dei cittadini residenti.
“Questo diniego – commentano i componenti del comitato – arriva dopo un lungo periodo in cui il comitato ha chiesto trasparenza, vigilato sugli atti, sollevato criticità documentate. In questi 14 mesi il Comune in realtà non è stato immobile, anzi ha continuato a chiedere integrazioni al privato a spron battuto, alimentando di fatto la procedura, anziché sospenderla o annullarla per manifesta incompletezza al momento della sua trasmissione in regime di silenzio-assenso. Tanto più – proseguono i componenti del comitato – che il sindaco Calcinaro, in più occasioni, ha dichiarato che l’impianto “non avrebbe creato particolare disagio”, ignorando l’impatto sull’ambiente, sul paesaggio e sui Comuni limitrofi. Viene allora da chiedersi: di chi è davvero il merito di questo stop definitivo? E per quale motivo non è stato fatto prima?”
Secondo alcune fonti, questo ritardo potrebbe essere stato legato a trattative urbanistiche più ampie in corso con lo stesso proponente.
“Forse, più che una trattativa, non sarebbe stato il caso di avviare un dialogo per stimolare azioni private non in contrasto con le caratteristiche dei luoghi e con le norme vigenti, ammesso che si abbia una visione per questo territorio? – si domandano i componenti del comitato – Il sindaco Calcinaro insiste inoltre ad essere “amareggiato” perché il Comitato non ha presentato ricorso al TAR. Una dichiarazione che continua a lasciarci perplessi. Perché chi esercita la professione forense dovrebbe sapere bene che il ricorso si presenta — come già da noi chiarito — contro un atto amministrativo espresso, non contro dichiarazioni unilaterali prive di valore. Nessun atto di assenso, o anche solo istruttorio, è stato mai finalizzato dal Comune, per cui la pubblicazione sul BUR non rappresenta qualcosa di oppugnabile. Viene da chiedersi se quell’invito insistente a “fare ricorso” fosse mirato, più che altro, a non assumersi una responsabilità amministrativa e politica netta e, al tempo stesso, giustificarsi con il privato parandosi dietro ai cittadini. A questo punto non lo sapremo mai. Anche perché mentre si invitavano i cittadini ad agire in giudizio, il Comune continuava a dialogare con il proponente, tenendo in piedi fino alle scorse settimane una procedura che si sarebbe potuta archiviare da mesi”.
“I rapporti con i privati da parte di una amministrazione debbono essere di dialogo e rilancio, non di semplice presa d’atto di proposte. La gestione urbanistica di una città è una cosa seria. Richiede competenza, capacità negoziale e una visione chiara delle potenzialità del territorio. Tre elementi che, purtroppo, in questa vicenda sono venuti meno – dichiara l Comitato del No alla centrale – Per questo annunceremo a stretto giro una pubblica assemblea aperta alla cittadinanza. Sarà l’occasione per condividere il lavoro svolto in questi mesi e chiedere al Comune di Fermo e a tutte le forze politiche di mettere a punto una variante urbanistica per l’area della bassa Valtenna: parliamo di una zona che lo stesso PRG comunale individua già come sede di un futuro parco fluviale sovracomunale”.
“Chiediamo che questa visione venga rafforzata, escludendo qualsiasi possibilità di insediamento industriale o intensivo – concludono i componenti del comitato –. L’area va restituita a progetti che ne valorizzino la qualità paesaggistica e incentivino il turismo leggero e l’agricoltura di qualità: un’autentica porta verde d’ingresso alla provincia di Fermo, un patrimonio di tutti che non intendiamo far snaturare al prossimo speculatore di passaggio. Faremo tutto questo con il contributo delle migliaia di cittadini della Provincia che ci hanno supportato fin da subito, che teniamo a ringraziare uno a uno e con cui oggi condividiamo questo momento cruciale”.